ABOLIRE L’INPS, UN PROGETTO LIBERTARIO
Tutto ciò che è coercizione è nato e vive come ammortizzatore sociale, assistenzialismo per tenere calmi gli individui e assecondare con l’imposizione, servizi gestiti pessimamente e oligarchicamente. Tra questi vi è la storia e il lavoro dell’INPS che è un castello di carta che prima o poi verrà giù, una baraccone che sta dimostrando il proprio fallimento. Una questione di libertà di scelta, qualsiasi individuo deve essere libero di decidere dove e come versare i contributi, non deve essere lo Stato ad imporre tale scelta. Perché lo Stato non consente di detrarre i soldi che s’ investono a fini previdenziali? I soldi dei contribuenti fanno gola a gente che non sa cosa sia il lavoro ne conosce nulla sulla storia individuale del lavoratore che li versa, semplicemente ha ricevuto il diritto dallo Stato di gestirli al posto dell’individuo attraverso un regime di monopolio.
Un primo passo da sostenere e diffondere è la riforma dei contributi silenti proposta dai Radicali Italiani e dall’ANCOT ( Associazione Nazionale Consulenti Tributari) . I Contributi silenti sono quei contributi previdenziali che una persona versa durante la propria carriera lavorativa, ma che non sono sufficienti a maturare una pensione, per cui vengono completamente persi: vanno a pagare le pensioni di altri o a mantenere carrozzoni parassiti proprio come l’INPS ma non danno diritto ad una pensione per sé. Milioni di persone (precari, parasubordinati, liberi professionisti non iscritti ad ordini, giovani lavoratori di oggi) si ritroveranno nei prossimi anni con pensioni da fame, o addirittura senza una pensione: una vera e propria emergenza sociale, economica e politica su cui lo Stato tace, mentre i vertici nazionali dell’INPS non esprimono opinione. Come ha espresso Davide Leonardi, un attivista libertario, che ha partecipato all’iniziativa dei contributi silenti con i Radicali, l’Inps deve chiudere per fallimento, con la restituzione di tutti i contributi “quelli silenti e quelli parlanti”. La chiusura dell’Inps è un progetto libertario, di libera scelta, di sovranità dell’individuo, la vera svolta starà nel desacralizzare questa istituzione, un progetto politico che merita appoggio da parte di tutti gli autentici liberali e libertari, ricordandoci che parliamo di svariati fior fiori di milioni di euro.
Domenico Letizia, Associazione “Diritto e Mercato”
Organizzare l’Interesse civile globale per la democratizzazione e smilitarizzazione di tutti i Paesi
Coalizione dell’interesse civile globale comune unito
per la democratizzazione e la libertà individuale in ogni Paese e per la smilitarizzazione universale:
per la pace, lo sviluppo, la prosperità e la libertà
unire la società civile contro gli interessi distruttivi (non civili): militari, tirannici e terroristici
Il tutto da leggere qui: http://www.radicali.it/20110203/organizzare-linteresse-civile-globale-democratizzazione-smilitarizzazione-di-tutti-paesi
La Rivista “Una Città” su Repubblica
L’arte dell’intervista, maturata in un ventennio, è dunque questa: il minimalismo (solo da pochi numeri le interviste sono firmate, su pressante richiesta dei lettori, anche le foto non hanno didascalie), il tempo lungo che ammette pause e silenzi, la disponibilità all’ascolto senza condizioni, senza presunzioni, che fa scattare la complicità nell’interlocutore popolare, lo sforzo pedagogico in quello colto. «Non abbiamo mai una vera scaletta. Ci prepariamo il minimo, perché quando l’intervistatore ne sa troppo, l’intervista si congela. Le domande saccentine mettono in soggezione l’intervistato semplice e irritano quello colto», spiega Barbara Bertoncin, che fa parte della seconda più giovane generazione di Una città. «Il nostro ideale è il monologo, la nostra competenza è creare il setting giusto per liberare la narrazione dell’interlocutore: è un po’ il metodo della storiografia orale, solo che l’abbiamo capito dopo, a posteriori». Nelle scuole di giornalismo insegnano che l’intervista è un corpo-a-corpo, che l’intervistatore deve strappare all’intervistato ciò che non vorrebbe dire: «Ma per noi è l’esatto contrario». Accettano invece l’altro requisito fondamentale: si intervista solo chi ha qualcosa da dire. Ma “qualcosa”, a Una città, ha un’estensione vastissima. Hanno avuto qualcosa da dire sulle sue pagine filosofi, storici, scrittori di prestigio, ma anche il colono israeliano, la sopravvissuta della strage di Brescia, l’immigrato senegalese che rinuncia e ritorna a casa, il fascista, la maestra di strada di Secondigliano, il falegname comunista di Padova esasperato dal centralismo e dalla burocrazia che «ci ha fatto capire la forza di penetrazione delle idee della Lega», la casalinga col suo «manifesto di femminismo involontario»: persone senza personaggio, non emblemi ma storie, raggiunti uno per uno attraverso «reti basse», amicali, sotterranee, dirette…
Tutte le rivelazioni di Wikileaks su Silvio
Trovate importanti collegamenti qui: http://menteattuale.blogspot.com/2010/11/tutte-le-rivelazioni-di-wikileaks-su.html
Diffondente.
Sosteniamo gli studenti in rivolta
Michael S. Rozeff iniziò un suo saggio con le parole: “Tutto quello che il governo tocca si trasforma in merda”, come non dare torto a ciò se osserviamo la situazione attuale anche dell’istruzione in questo paese. Gli studenti protestano e noi libertari dobbiamo sostenerli, facendo scoprire loro lo spirito di libertà e di antistatalismo che dovrebbe accompagnare ogni spinta innovativa e riformatrice che accade in questo paese di conservatori di destra e di sinistra. La classe studentesca attuale fa bene a rivoltarsi e a chiedere cambiamento ma sia chiaro attenzione studenti a ciò che chiedete, non presenza dello stato e dello statalismo nelle vostre vite che è distruzione e controllo, ma libertà. Non siate di principio contro le scuole private, anzi sostenete un sistema non statale di istruzione, ma chiedete pure e con forza che non un solo soldo pubblico vada in mano ai privati.
Sperimentate, concretizzate e attualizzate ogni forma di istruzione alternativa che volete, siate liberi nel farlo, ma accompagnate le vostre scelte da un principio di serietà e di scoperta, siate innovativi e non pretendete mai l’aiuto delle autorità imposte che elimineranno appena possono ogni voce fuori dal coro. L’istruzione e le nozioni che girano nelle scuole italiane sono nozioni di stato, nessuna formazione neanche marginale in economia, pessima formazione in campo storico per non discutere di ciò che è l’insegnamento dell’educazione civica ove le tasse sono considerate patrimonio dell’umanità, dimenticando che sono coercizione e dove la dicitura: lo stato siamo noi, è sempre presente , dimenticando che è un ente astratto composto da casta e parassiti vari.
Sostenere gli studenti, sostenere tale rivolta, ricordando loro di accompagnare le loro azioni col grido di : We don’t need no education. We don’t need no thought control del bellissimo testo dei Pink Floyd, “Another Brick in the wall”. Che le attuali contestazioni siano voglia di libertà e non una nuova ventata di statalismo.
http://www.liberalcafe.it/index.php/scuola/sosteniamo-gli-studenti-in-rivolta/
Caserta: Conferenza sul Brigantaggio
Domenico Letizia e Antonio D’Addiego, cultori di storia e giovani protagonisti di innumerevoli battaglie per le libertà civili, Venerdì 22 ottobre alla ore 17.30 a via Cesare Battisti 69, 2° piano, presso la sede dell’Associazione Luca Coscioni Caserta, modereranno l’incontro con Vincenzo D’Amico, bibliofilo e studioso del Regno delle Due Sicilie, responsabile di numerose ristampe di libri d’epoca, ed Angelo D’Ambra, impegnato da anni nel campo della ricerca d’archivio sul fenomeno del brigantaggio postunitario e sui processi di mobilitazione delle masse.
Durante la conferenza, dal titolo “Il Brigantaggio in Terra di Lavoro”, saranno discussi e presentati i volumi di Angelo D’Ambra “Il brigantaggio postunitario in Terra di Lavoro” e “Viva il re, abbasso la Nazione. Storie di Briganti di Terra di Lavoro” .
La lezione Americana
Come rilevato da Carlo Lottieri, è impossibile una seria riflessione sul federalismo «se non ci si confronta con quanto è successo in America due secoli fa, quando – dopo la guerra per l’indipendenza dall’Inghilterra – le ex-colonie sono divenute il teatro del più ambizioso esperimento istituzionale in tal senso». In proposito, e per uno sguardo non convenzionale della vicenda america, è importante il volume di Luigi Marco Bassani, “Dalla Rivoluzione alla Guerra civile. Federalismo e Stato moderno in America, 1776-1865”, Rubbettino Ed., 2009, p. 324. Incentrato sulla dialettica “Stato moderno-federalismo”, esso ricostruisce un percorso politico-dottrinario dalla Rivoluzione alla guerra civile volto ad illustrare la difficile ricezione americana delle categorie europee sullo Stato e sul potere. Le lotte condotte dagli Antifederalisti, da T. Jefferson e da J. Calhoun nascevano dall’ opposizione alla “formula europea e moderna” quale soluzione al problema dell’ordine politico, contrapponendo all’idea della creazione di una sala di comando unica quella della natura pattizia e volontaria dell’unione americana.
Tale concezione, seppur non incontrastata, dominò il panorama delle idee politiche della giovane repubblica per molti decenni dopo la Rivoluzione, tanto che in quel periodo il sistema federale prosperò, rivelandosi anche un potente freno alla crescita degli apparati governamentali. Nel periodo in cui l’Europa passava dalla Rivoluzione francese all’età napoleonica e poi a quella dell’irrompere del mito della nazione sulla scena politica, l’America viveva l’età dell’oro della “libertà federale”. La presidenza Lincoln e la guerra civile aprirono invece le porte ad una profonda revisione istituzionale e politico-dottrinaria, che poi produsse la nascita di un vero e proprio “Stato americano”.
di Rossella Galati
rossella.galati@gmail.com