La Rivista “Una Città” su Repubblica
L’arte dell’intervista, maturata in un ventennio, è dunque questa: il minimalismo (solo da pochi numeri le interviste sono firmate, su pressante richiesta dei lettori, anche le foto non hanno didascalie), il tempo lungo che ammette pause e silenzi, la disponibilità all’ascolto senza condizioni, senza presunzioni, che fa scattare la complicità nell’interlocutore popolare, lo sforzo pedagogico in quello colto. «Non abbiamo mai una vera scaletta. Ci prepariamo il minimo, perché quando l’intervistatore ne sa troppo, l’intervista si congela. Le domande saccentine mettono in soggezione l’intervistato semplice e irritano quello colto», spiega Barbara Bertoncin, che fa parte della seconda più giovane generazione di Una città. «Il nostro ideale è il monologo, la nostra competenza è creare il setting giusto per liberare la narrazione dell’interlocutore: è un po’ il metodo della storiografia orale, solo che l’abbiamo capito dopo, a posteriori». Nelle scuole di giornalismo insegnano che l’intervista è un corpo-a-corpo, che l’intervistatore deve strappare all’intervistato ciò che non vorrebbe dire: «Ma per noi è l’esatto contrario». Accettano invece l’altro requisito fondamentale: si intervista solo chi ha qualcosa da dire. Ma “qualcosa”, a Una città, ha un’estensione vastissima. Hanno avuto qualcosa da dire sulle sue pagine filosofi, storici, scrittori di prestigio, ma anche il colono israeliano, la sopravvissuta della strage di Brescia, l’immigrato senegalese che rinuncia e ritorna a casa, il fascista, la maestra di strada di Secondigliano, il falegname comunista di Padova esasperato dal centralismo e dalla burocrazia che «ci ha fatto capire la forza di penetrazione delle idee della Lega», la casalinga col suo «manifesto di femminismo involontario»: persone senza personaggio, non emblemi ma storie, raggiunti uno per uno attraverso «reti basse», amicali, sotterranee, dirette…
Tutte le rivelazioni di Wikileaks su Silvio
Trovate importanti collegamenti qui: http://menteattuale.blogspot.com/2010/11/tutte-le-rivelazioni-di-wikileaks-su.html
Diffondente.
Samuel E. Konkin e il copyleft
Lo scorso intervento sul libertarismo scritto da Nicolini si è soffermato anche sulla questione dei diritti d’autore, qui vorrei incentrare la discussione soprattutto data l’importanza della tematica nelle società contemporanee e comunque il mondo dell’informazione in Internet, grazie a blog e siti resta un esempio, speriamo a lungo, di democrazia libertaria e libera.
Chi si è soffermato e battuto a lungo sulla tematica è stato Samuel E. Konkin fondatore del pensiero agorista, precursore della contro-economia e del libero scambio deceduto il 24 Febbraio 2004. Samuel E. Konkin è sempre stato un amante della fantascienza e delle tecnologie applicate a questo settore, famosa era la sua abitazione che date le frequentazioni prese il nome di Anarcho-Village
Dati i sui interessi Samuel E. Konkin ha trattato a lungo di copyright e copyleft, ritiene che la questione giri intorno alla particolare natura del publishing: ci sono grandi case o piccoli editori, e veramente pochi di dimensioni medie. Per le grandi compagnie i diritti di autore sono una percentuale modesta di edizioni multimilionarie: perdono molti più soldi per ritardi burocratici e per errori di stampa. I piccoli editori fanno solitamente parte della counter-economic e sopravvivono con materiale donato, lasciando che siano i nuovi scrittori a preoccuparsi del copyright e della rivendita.
La pubblicazione di un libro è solo una piccola parte dell’attività editoriale, raramente tutti vengono ristampati e il copyright non ha nulla a che fare con la prima stampa, economicamente parlando. I grandi autori rastrellano vendite, ma avanzano richieste continuamente crescenti per i loro contratti successivi. Se aboliamo il copyright, i grandi autori potrebbero morire di fame? No. Se faccio una copia di una scarpa o di un tavolo o di un ceppo per il camino (con la mia ascia copiata), forse il calzolaio o il falegname o il boscaiolo ricevono dei diritti d’autore?
Per Samuel E. Konkin in questo caso il concetto di proprietà privata è falsificato e non si rifà alle regole del libero scambio, in poche parole è fasullo. Come si è evoluto il copyright? Come tutti i privilegi (e sottolineo “privilegi”), è stato garantito dal re ( Stato).
Il copyright è il metodo con cui, dietro la copertura della protezione degli artisti, il grande editore porta restrizioni nel commercio, parliamo quindi di monopolio e censura.
L’analisi di Konkin va approfondita perché molto è il materiale sulla tematica ma tratta spunti interessantissimi e motivazioni ragionevoli per l’abolizione del copyright. Personalmente guardando alla libertà in internet e al copyleft ( che è la gestione dei diritti d’autore basato su un sistema di licenze attraverso le quali l’autore, in quanto detentore originario dei diritti sull’opera, indica ai fruitori dell’opera che essa può essere utilizzata, diffusa e spesso anche modificata liberamente, pur nel rispetto di alcune condizioni essenziali.) trovo molto interessante la nascita di un associazione che appartiene alla galassia del Movimento Radicale cioè Agorà Digitale, invito a guardare gli obiettivi e i metodi di questa associazione, sembrano davvero libertari e lodevoli.
Domenico Letizia
Mensile Libertario Cenerentola N. 124, Maggio 2010
Articolo con risposta di Nicolini, qui:( http://www.cenerentola.info/archivio/numero124/articoli_n.124/lib.html )
EDICOLE LIBERALIZZATE? NON SIA MAI!
Vedete, ci vogliono due cose per considerare liberale l’attuale coalizione di governo. Da un lato – detto senza ipocrisie – ci vuole la faccia come il culo e, in vero, il PDL ha fatto incetta di personaggi capaci di negare anche l’evidenza. Ci sono casi di “portavoce di…” che fanno accapponare la pelle. Non vi dico cosa io pensi sulla congerie di candidati in lista alle prossime elezioni
Dall’altro, ci vuole il pelo sullo stomaco. Perchè anche fingendo di essere liberale tiepdi, trovare qualche barlume di liberalità nel PDL è come andare a tartufi nella Barbagia. Ormai, siamo al punto che Gianfranco Fini, attuale presidente della Camera, è considerato l’avanguardia del liberalismo di “centro-destra”.
Perchè mai, vi starete chiedendo, esordisco con tal virulenza? Beh… leggete qua:
“(ANSA) – ROMA, 12 MAR – Stop alla liberalizzazione delle edicole nelle città: lo chiedono le commissioni Attivita’ produttive e Giustizia della Camera dei deputati. Le commissioni hanno messo a punto un parere allo schema di decreto legislativo che recepisce la direttiva europea che liberalizza i servizi. La decisione ora spetta al governo. La liberalizzazione sottolineano le commissioni potrebbe pregiudicare la possibilità di un effettivo accesso all’informazione da parte dei cittadini”.
Liberalizzare le edicole pregiudicherebbe l’accesso all’informazione??? E’ un po’ come dire che liberalizzare l’attività agricola pregiudicherebbe l’accesso all’acquisto di alimentari!
Devastante! Non siamo più di fronte ad un uso smodato della neolingua, qui siamo alla neuro-lingua, al neuro-pensiero. Affermazioni come quelle di cui sopra ci fanno precipitare nel regno dell’imperscrutabile, dell’elaborazione psicoteorica, dove al prefisso psico andrebbe aggiunto il suffiso “labile”.
Sostengo spesso – parafrasando Churchill – che basterebbe ascoltare 5 minuti un parlamentare medio per rendersi conto di cosa è la democrazia. Oggi, vado altro, basta leggere due righe di un provvedimento di un governo pidiellino (partito liberale di massa, ndr) per rendersi conto di cosa sia lo statalismo! E buonanotte al secchio!
Wikipedia censura il Movimento Libertario!
Wikipedia censura il Movimento Libertario. Questo è quello che sta accadendo in queste ora su Wikipedia Italia, mi rivolgo non solo ai libertari ma a tutti gli amanti della libera informazione, inviate proteste e pubblicizzate lo schifo!!!
Tutta la vicenda qui: http://www.movimentolibertario.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3696:wikipedia-censura-il-movimento-librtario-&catid=1:latest-news
I Disobbedienti Libertari!
Un sito assolutamente da sostenere, un disobbediente assolutamente da appoggiare: http://www.palmerini.net/blog/